Felino 01 – La parte orientale del paese e Marcandrea (già Malatacca)
Gli scioperi agricoli del 1908 sono stati una pagina sofferta anche nella storia contadina di Felino: mezzadri, braccianti e spesati, che vivevano in abitazioni fatiscenti e malsane, con retribuzioni insufficienti, si erano visti ridurre alcune conquiste ottenute a fatica con le agitazioni della primavera dell’anno precedente e intendevano riconquistarle. Erano associati in gran parte alle Leghe della Camera del Lavoro di Parma e provincia, guidata dal sindacalista rivoluzionario Alceste de Ambris, mentre i proprietari terrieri aderivano all’Agraria, guidata in loco da Giuseppe Cortesi. A fine febbraio questi avevano proclamato la serrata, ritenendo che al tempo della mietitura i leghisti sarebbero stati in condizioni tali di disagio da accettare qualsiasi condizione, ma non fu così. In marzo e in aprile si erano susseguite provocazioni reciproche che avevano turbato l’ordine pubblico. Si arrivò così al 30 aprile, quando il sindaco Achille Branchi vietò le manifestazioni per la Festa dei lavoratori temendo disordini ulteriori. La mattina del primo maggio, da Parma, giunsero trafelate e coperte di polvere le staffette che annunciavano la proclamazione dello sciopero ad oltranza.
Iniziarono così settimane di astensione dal lavoro che indebolirono presto la condizione delle famiglie, ma videro anche episodi di bella solidarietà: a San Michele Tiorre funzionava una mensa pro scioperanti, gestita tra gli altri da Otello Scaccaglia e dai fratelli Oreste e Cipriano Delsante e i bambini delle famiglie più in difficoltà furono ospitati nelle regioni vicine, per non fiaccare la resistenza dei lavoratori. Gli agrari, per assolvere i lavori nelle fattorie, fecero arrivare crumiri (Liberi lavoratori).
Questo è il contesto in cui è maturato l’episodio raccontato nel pannello, quando la Cavalleria Regia tenta di intimidire le donne stese a terra davanti la corte Marcandrea per sostenere la lotta dei loro uomini.
Purtroppo inesorabilmente la coesione tra gli scioperanti cominciò a scemare e la protesta non portò i risultati sperati: alcuni contadini tornarono dai vecchi padroni, altri emigrarono, altri cercarono nuovi lavori, come nei cantieri della linea tranviaria Parma-Marzolara.
Il responsabile della Lega di San Michele Tiorre era Massimino Ravanetti, molto attivo nell’organizzare le proteste e tenere i contatti con la Camera del lavoro. Fu arrestato e processato a Lucca l’anno successivo: in difesa degli scioperanti andò padre Lino, che imputò le proteste all’ingiustizia delle condizioni sociali ed economiche a cui erano costretti.